LIVORNO

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Com’era bello il mare quel giorno
di un azzurro profondo punteggiato di bianco
e così calmo da parere addormentato,
riuscivo appena a scorgerne il respiro
sotto il cielo che vi spandeva il suo impalpabile mantello
divenuto roseo per il sole di Agosto.
Livorno:
la rivelazione del mare
e le prime rivelazioni della vita ebbi da te,
l’apparizione della semplice realtà
troppo grande e troppo piccola per me, come il mare,
né facile ad accogliere nella sua semplicità
che preparava il volo della fantasia
dopo avere amputate le ali al mio ardimento.
Livorno:
il cacciucco della Casina rossa e dell’albergo Giappone,
dell’antica Casina delle ostriche
sul Viale Regina Margherita,
c’erano all’Eden le montagne russe
e nella spianata dei Cavalleggeri le giostre e le baracche.
Gli stabilimenti di Pancaldi in Piazza delle isole
e a San Jacopo la rotonda di Palmieri
fino all’Ardenza, fino ad Antignano,
e fino a Montenero, mia Livorno,
lavacro purissimo
ai simpatici eccessi del tuo dire toscano.