Fondo Paolo Ricci

Struttura
Codice Provvisorio
  • UNINA_FPR_0
Titolo
  • Paolo Ricci
Livello di descrizione
  • Fondo
Datazione
  • 1924 - 1986
Consistenza
  • 1750 pezzi (tra lettere, cartoline, fotografie e articoli di giornale)
Contenuto
  • L' Epistolario è articolato in tre sottoserie: - Corrispondenza indirizzata a Paolo Ricci; - Minute di Paolo Ricci - Corrispondenza non indirizzata a Paolo Ricci La corrispondenza ricevuta da Paolo Ricci, a partire dagli anni '30, si concentra soprattutto tra il secondo dopoguerra e gli anni '80 del XX secolo. La ricchezza dei contenuti delle lettere, così come di altri documenti presenti nell'Epistolario, oltre a testimonniare il carattere poliedrico degli interessi di Paolo Ricci, offre notevoli spunti sulla storia politica, sociale e artistica dell'Italia del secolo appena trascorso. Oltre a questi contenuti culturali, sicuramente fondamentali per l'approfondimento e lo studio degli argomenti citati, l'Epistolario testimonia anche il lato umano dei rapporti intercorsi tra Ricci e i suoi corrispondenti (amici, colleghi, estimatori, qualche volta nemici) che condivisero e contrapposero esperienze di vita, ideologie e sentimenti. Dalle lettere emerge chiaramente anche la costanza, l'impegno intellettuale e critico che Ricci profuse nella promozione delle arti e degli artisti di Napoli e dell'Italia meridionale. Spesso nei documenti leggiamo ampi cenni di ringraziamento per articoli e recensioni scritte, ad esempio, a favore di pittori e scultori che partecipavano a mostre d'arte, collettive o personali. Tra essi Paolo Ricci amò soprattutto Camillo Catelli, "il pittore dei Camaldoli", e Luigi Crisconio, "il pittore illegale", per il quale si prodigò notevolmente contribuendo a valoorizzare la sua opera pittorica, curando e seguendo personalmente le sue esposizioni, scrivedone articoli e recensioni. Un'altra meritoria opera di valorizzazione e promozione Paolo Ricci la riservò al teatro napoletano e in particolare a quello di Raffaele Viviani e dei fratelli De Filippo. Il suo impegno critico verso le opere di Raffele Viviani, per il quale realizzò anche diverse scenografie, si dimostrò fondamentale e rappresentò un valido contributo al successo del teatro che, al suo debutto in diverse città italiane, negli anni ’30 e ’40 del Novecento, non sempre fu apprezzato dal pubblica e dalla critica. Di questi difficili momenti resta traccia nella corrispondenza inviata a Ricci dallo stesso Viviani (1937-1938) e in alcune lettere inviate da Ugo Betti, autore dell’opera il “Diluvio” che Viviani voleva ridurre in commedia. Paolo Ricci fu anche grande amico dei fratelli De Filippo, Eduardo e Peppino, dei quali sono conservati nel suo epistolario numerose lettere e cartoline. In esse è possibile cogliere tutto l’affetto che legava i fratelli De Filippo a Ricci e alla sua famiglia, nonché i numerosi ringraziamenti per l’attenzione che lo stesso esprimeva (con recensioni, articoli e lettere personali) verso il teatro dei due fratelli. Leggendo le lettere di Eduardo De Filippo, in particolare quelle del 1945-46, è possibile seguire i primi successi di “Napoli Milionaria”, e non mancano riferimenti anche ad altre celebri commedie come “Questi Fantasmi” e “Natale in casa Cupiello”. Si segnala inotre nella corrispondenza inviata da Eduardo la presenza di una versione autografa della poesia “E’ pparole”, pubblicata poi in volume dalla Einaudi, con il titolo “O’ culore d’e’ pparole”. Allo stesso modo le lettere di Peppino De Filippo ci conducono nel mondo del teatro umoristico con riferimenti ad alcuni tra i maggiori successi dell’attore napoletano, come le commedie “Quaranta…ma non li dimostra”, “La Mandragola”, e la farsa “La lettera di mamma”. La corrispondenza dei De Filippo alla quale va aggiunta quella di Luigi, figlio di Peppino, e di Isabella Quarantotti, moglie di Eduardo, è fra l’altro correlata, come avviene anche in altri casi, con alcuni documenti conservati e orinati nella “Parte generale”. L’ Epistolario conserva inoltre un nutrito nucleo di lettere, cartoline e documenti che rimandano, per i loro contenuti alle questioni politiche e ideologiche, alla lotta antifascista e alle battaglie di moltissimi intellettuali, artisti e uomini politici. Numerose sono, ad esempio, le missive di Antonio D’Ambrosio, artista e attivista; in numero minore sono invece quelle di Davide Lojolo e Giancarlo Pajetta, che spesso firmavano le lettere con i loro pseudonimi, di Giorgio Amendola, Mario Alicata, Pietro Ingrao, Antonello Tombadori, Maurizio Valenzi etc. Sulle riviste cui collaborò (“Cronache Meridionali”; “Rinascita”; “Il Contemporaneo”; “Nord-Sud”; “Vie Nuove”; “l’Unità”; “Realismo”, di cui Ricci fu anche uno dei redattori) Paolo contribuì a far conoscere numerosi artisti come Saverio Gatto; Augusto Perez; Raffaele Lippi; Giovanni Tizzano; Tonio Zancaro; Giuseppe Zigania; Elio Waschimps, e tanti altri dei quali nell’Epistolario si conservano lettere e cartoline. Altri corrispondenti e amici furono inoltre Renato Guttuso, Ernesto Treccani, autori di un cospicuo numero di missive, e Francesco Cangiullo, versatile artista futurista molto apprezzato da Ricci. Di lui si conservano lettere dal linguaggio giocoso e a volte decorate dallo stesso autore, come quella inviata da Roma e scritta nella notte di Piedrigotta del 1952. Tra gli artisti legati a Ricci da sentimenti di amicizia, da comuni esperienze di vita, artistica, ideologiche e politiche, è da ricordare Carlo Bernari, del quale si conservano pochissime, e Guglielmo Pierce, del quale, invece non è stata ritrovata alcuna lettera ma solo una minuta si risposta di Ricci allo stesso Pierce. Gli interessi di Paolo Ricci riguardarono anche la letteratura e la storia: con alcuni poeti fu legato da sentimenti di amicizia e ammirazione, come Alfonso Gatto, Nazim Hikmet, Pablo Neruda, che incontrò personalmente a Napoli e del quale contribuì, insieme con altri 43 compagni, a far pubblicare, nel 1952 , l’opera “Los Versos del Capitan”, scritta da Neruda quando era ospite a Capri presso Edwin Cerio. Tra i corrispondenti possiamo citare ancora Luigi Compagnone, Alessandro Cutolo, Gino Doria, Enrico Malato, Corrado Maltese, Vasco Pratolini, Antonello Trombadori, Lea Vergine, giornalista critica d’arte tra le più apprezzate in Italia e all’estero, e, ancora, lo storico letterato, nonché archivista, Fausto Nicolini. I documenti dell’Epistolario di Paolo Ricci costituiscono, quindi, una fonte preziosa per lo studio di molteplici aspetti della storia artistica, culturale, politica e socialedel Novecento italiano, ma anche di altri paesi. Oltre alle testimonianze, infatti, su movimenti artistici italiani come quello delle “Avanguardie”, sugli artisti e sulle opere che ne costituirono il sostegno, sulle mostre d’arte, tra cui le biennali di Venezia e le quadriennali di Roma, l’occhio di Ricci era rivolto anche alle istanze culturali provenienti da altri paesi come la Francia e la Russia. Con alcuni artisti francesi e russi egli intratteneva, infatti, rapporti epistolari e di amicizia. Da citare, a questo proposito, la corrispondenza inviata alla francese Cèline Robellaz, e dall’artista Russo Ilja Glazunov, a cui Ricci dedicò anche una monografia. A riguardo si rivela, infine, interessante la corrispondenza inviata da Elena Vertogradskaja, letterata russa, amica di Glazunov e dello stesso Ricci.