Benedetti, Arrigo

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  • Altre intestazioni: Benedetti, Giulio
  • Codice identificativo: AD900AU-101908
  • Tipologia: Persona Fisica
  • Date di esistenza: 1910-1976
  • Qualifica: Giornalista, narratore.
  • Attività: Giornalista, narratore.
  • Storia: Nasce a Lucca, dove risiede fino al 1937. Qui frequenta, insieme con Mario Pannunzio, il liceo; si iscrive poi all’Università di Pisa. Non consegue la laurea, ma frequenta letterati e scrittori (Binni, Loria, Landolfi). Durante le vacanze in Versilia conosce Alberto Moravia, Enrico Pea e i pittori Carlo Carrà e Ardengo Soffici. Inizia a pubblicare sull’«Italia letteraria» nel 1932; nel 1934 Ugo Ojetti ospita un suo scritto su «Pan» e lo arruola in qualità di critico letterario. Risale al 1935 il suo allontanamento dal fascismo. Nel 1937 si trasferisce a Roma; qui lavora come redattore della rivista bibliografica «Il libro italiano». Si apre una fase estremamente creativa: frequenta il caffé Aragno, conosce Leo Longanesi, inizia a scrivere recensioni su «Omnibus». Quando tale rivista, nel 1939, chiude, egli passa con Pannunzio al settimanale femminile «Tutto», anch’esso sospeso nel 1939; si impegna poi per la ripresa delle pubblicazioni di «Oggi», che uscirà fino al 1941. Contemporaneamente agli articoli critici, pubblica racconti e li raccoglie poi in volume. Richiamato alle armi nel 1942, è inviato in Sicilia in qualità di corrispondente per la Regia Marina e poi per «Il Mattino» di Napoli; a causa del tenore degli articoli, però, l’incarico gli viene revocato ed egli viene trasferito a Roma come soldato semplice. Lascia Roma prima dell’8 settembre 1943; dopo la firma dell’armistizio, organizza soccorsi ai prigionieri alleati e ai militari italiani sbandati. Il 24 dicembre la Guardia fascista repubblicana lo trae in arresto nei pressi di Reggio Emilia. Richiuso in carcere a Bologna, evade nel gennaio 1944. Da questa esperienza nasce il romanzo “Paura all’alba” (1945). Dal termine delle ostilità e fino al 1964 lavora come giornalista. A Roma fonda «Nuovo mondo», poi a Milano «L’Europeo», che abbandona nel 1954 a causa di dissidi con l’editore Rizzoli. Dal 1954 al 1955 è redattore per «La Stampa» di Torino, testata con la quale continua a collaborare fino al 1971. Nel 1955 fonda a Roma «L’Espresso», che dirige fino al 1963. Si ritira poi in Lucchesia, dedicandosi unicamente alla narrativa, con due brevi parentesi dedicate alla direzione della nuova serie milanese del «Mondo» (1969-1972) e alla direzione a Roma di «Paese sera» (1975-1976). Nel 1972 vince il Premio Saint Vincent per il giornalismo. Dopo il 1974 si avvicina al comunismo. Con «Il passo dei Longobardi» vince il Premio Prato (1964). Muore a Roma.
  • Fonti (vedi legenda): 9, 8
  • Ultimo aggiornamento: 2011-06-13

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